La marcia su Roma di Mussolini, bozzetto preparatorio del pannello musivo di Antonio Giuseppe Santagata, Ines Morigi, Antonio Rocchi, Renato Signorini, Casa del mutilato, Ravenna, s. d., 1940-1941.
Gloria. Apoteosi del soldato ignoto e A noi! dalla sagra di Napoli alla conquista di Roma1 sono film “dal vero” girati a un anno di distanza l’uno dall’altro, nel 1921 e nel 1922, entrambi tra ottobre e novembre. Vi sono rispettivamente messi in scena due episodi distinti – e per molti versi assai distanti – che spiccano in un Paese immerso nella fase tumultuante e violenta del Dopoguerra, contribuendo a raccontare il passaggio dall’Italia liberale a quella fascista, non solo a livello simbolico.
Gloria mostra il viaggio ferroviario delle spoglie del soldato ignoto da Aquileia a Roma (avvenuto tra il 28 ottobre e il 4 novembre 1921) fino alla tumulazione solenne della salma presso il Vittoriano. Un anno dopo, A noi! monta i fotogrammi che raccontano alcune fasi della cosiddetta marcia su Roma, risoltasi formalmente in una sfilata dinanzi all’Altare della Patria, nonché al Quirinale alla presenza del sovrano. In A noi!, le immagini seguono narrativamente l’ammassamento del Partito nazionale fascista [PNF] a Napoli (24 ottobre 1922), l’arrivo a Roma del presidente del Consiglio incaricato Benito Mussolini, giunto nottetempo dal suo covo milanese (30 ottobre), la citata parata squadrista (31 ottobre) e infine le celebrazioni del quarto anniversario della vittoria della Grande guerra, che vedono Mussolini, primo ministro in carica, scortato dalle massime autorità militari, il generale Armando Diaz e l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, a rendere omaggio proprio al sacello che conserva le spoglie del Milite Ignoto (4 novembre), il primo delle tante onoranze istituzionali, liturgia laica che perdura nell’Italia repubblicana.
Ma per quali caratteristiche i due documenti cinematografici mostrano motivi di affinità? Nel dettaglio, in Gloria è messa in scena la celebrazione del lutto che pervade il regno – un lutto al contempo istituzionale e popolare, marziale e spontaneo – e che si compie nel rito sacralizzante della traslazione della salma dalla basilica di Aquileia sino al monumento a Vittorio Emanuele II. Il Vittoriano, ancora in costruzione, proprio grazie alla tumulazione della reliquia diviene così l’Altare della Patria2. In A noi! invece il viaggio (ferroviario, ma non solo), parte da Napoli, arrivando alle porte di Roma con l’intento di cingere d’assedio le istituzioni e tentare di prendere il potere per mezzo di un’insurrezione armata.
Si tratta di due viaggi cinematografici che ai nostri occhi, nonostante le diverse intenzioni che li muovono, presentano alcune affinità che potrebbero far pensare che Gloria sia stato preso quale “modello” di riferimento formale dal regista di A noi!, Umberto Paradisi, soprattutto nell’epilogo di ambientazione romana. Proprio da ciò sorge un’ipotesi: ossia che anche la direzione artistica di Gloria sia da attribuire allo stesso Paradisi3. Ma quel che pare essere degno di interesse è il dialogo formale, sorta di metaforico passaggio di consegne tra un “dal vero” espressione delle istituzioni dell’Italia liberale e una pellicola ultrafascista, poco prima della definitiva, insanabile, frattura storico-politica.
Dopo aver tracciato un breve profilo filmografico di Paradisi, il saggio riporterà alcune note dedicate alla ricostruzione storico-produttiva di Gloria, A noi! e del ruolo di Paradisi medesimo rispetto alla produzione di Gloria. Il paragrafo conclusivo metterà a confronto l’epilogo di A noi! con quello di Gloria.
Circa le fonti utilizzate per la ricostruzione della cronaca e dei fatti, abbiamo ritenuto di dover raccogliere ciò che si riscontra tra le pagine della stampa nazionale – di settore ma non solo – negli anni 1920-1923. Durante le ricerche sono stati consultati Archivi4 e Cineteche5. Abbiamo dunque dato conto degli interventi a stampa relativi che contemplano, nel dettaglio, il “tamburino”, il semplice annuncio pubblicitario e la nota redazionale. Infine, abbiamo selezionato alcune recensioni conseguenti alla circuitazione di Gloria e al debutto di A noi!, tentando di illustrare l’itinerario di quest’ultimo tra le sale nazionali nei mesi di novembre e dicembre 1922.
Umberto Paradisi e il cinema
Pavese di nascita (1878), presto si trasferisce a Torino6 dove trova occupazione in qualità di giornalista. Nel 1913 esordisce come attore presso la casa di produzione Pasquali assumendo lo pseudonimo Ugo Pardi e nello stesso anno passa dietro la macchina da presa. Nel ruolo di metteur en scène realizza, tra l’altro, due film con protagonista l’attore bambino Tonino Giolino (Piccolo carceriere e Per il babbo, entrambi del 1913). Continua a dirigere giovani attori in una successiva produzione a serie del 1916 nella quale mette in scena tre racconti mensili dal Cuore di De Amicis7. Nel biennio 1921-1922 ricopre – come vedremo – il ruolo di presidente di una federazione di lavoratori del cinema finalizzata alla produzione di film. Per mezzo della medesima federazione Paradisi sarà tra i produttori di Gloria. Nel 1922 gli è attribuito un «comizio del personale cinematografico», manifestazione pacifica a cui «prese parte oltre un migliaio di persone»8. Poco dopo, presso il Ministero dell’Industria, incontra, assieme a una delegazione, l’allora Segretario di Stato che accoglie le istanze di inclusione dei membri della federazione presso il Consiglio per le Industrie Cinematografiche. In questo periodo si avvicina al Partito nazionale fascista che gli commissionerà A noi!. Nel 1928 realizza Il figlio del corsaro, sequel di Il corsaro, ossia l’ultimo film interpretato da Amleto Novelli prima della prematura morte, sorta di citazione di Il figlio dello sceicco con Rodolfo Valentino. Muore a Torino nel 1933.
Phantom ride tra due ali folla: Gloria. Apoteosi del soldato ignoto
Il 28 ottobre 1921, esattamente un anno prima della marcia degli squadristi, si verifica una prima marcia su Roma che scorta la salma del Milite Ignoto, ovvero l’evento che dà vita a uno dei miti fondanti della nazione. Mario Isnenghi osserva che quella del Milite Ignoto
è una grande e riuscita invenzione, sulla spinta dell’inusitata esperienza della guerra di massa. L’eroe nuovo, all’altezza dei tempi, è il non eroe; il morto in guerra nella società e nella guerra dei grandi numeri non può essere più come un tempo l’individualità eccellente, il principe o il generale: diventa l’anonimo, il soldato senza nome, in cui tutto il popolo possa rispecchiare se stesso, poiché nulla si sa e si vuole sapere delle sue eventuali idee sulla guerra, ma solo che la guerra l’ha combattuta e che vi è morto9.
Quelle spoglie rappresentano tutti i caduti per la patria, vittime della altrimenti intesa “IV guerra di Indipendenza”, conflitto che chiude idealmente il Risorgimento con la conquista di Trento, Trieste e le terre irredente. Non a caso la salma sarà ospitata nel monumento che, celebrando Vittorio Emanuele II, evoca il culmine del processo unitario. È proprio l’Altare della Patria che, sul modello di quello di Pergamo, tra gli altri, diventerà anche il primo sacrario della Grande guerra e dal quale, idealmente, derivano tutti gli ossari che sostituiscono i forti e le trincee lungo l’ex fronte, sorta di monito perpetuo, ma pure sentinelle maestose dei confini del regno degli italiani. Sono circa 680.000 i militari italiani morti durante la Grande guerra10. Molti di loro non sono mai stati identificati. Per le tante famiglie dei dispersi, circa 200.000, viene istituita, al termine del conflitto, la figura del Milite Ignoto. Il 28 ottobre 1921, undici salme di caduti senza nome, provenienti dai diversi teatri della guerra, vengono riunite nella basilica di Aquileia, dove la madre di un volontario triestino (in realtà gradiscano) disperso, Maria Bergamas, sceglie la bara che raccoglie i resti di un soldato senza nome e che da quel momento simboleggia il sacrificio della nazione intera11. Caricato su un treno speciale, il cofano prescelto viaggia lentamente da Trieste a Roma. Tocca, dunque, al più popolare dei media raccontare per immagini l’iniziativa di traslare le spoglie del Milite Ignoto. Nasce il film Gloria. Apoteosi del soldato ignoto prodotto nello stesso 1921 dalla Federazione Cinematografica Italiana e Unione Fototecnici, con la direzione «tecnica», ossia fotografica, di Ettore Catalucci12. La pellicola, della durata di circa 77 minuti, monta le riprese “dal vero” effettuate dal 28 ottobre al 4 novembre 1921, ed è la narrazione di un viaggio che è salutato da un grande moto di popolo. Il treno è dotato di un vagone sul quale è montato un catafalco addobbato coi simboli del lutto13. Il convoglio corre tra due ali di folla che omaggia il feretro lanciando fiori tra cordoglio, rispetto e affetto. Non solo le città poste lungo il viaggio danno il loro saluto al soldato ignoto, anche Napoli, Milano, Torino, Genova, tra altre, si uniscono idealmente all’omaggio.
A sinistra, le undici bare contenenti le spoglie dei soldati senza nome sono disposte all’interno della Basilica di Aquileia. Nell’immagine a fianco vediamo Maria Bergamas (o una figurante che la interpreta) ripresa di spalle mentre sceglie il feretro che sarà tumulato presso il sacello dell’Altare della patria.
Il treno è filmato in ogni sua tappa, tra due ali folla onnipresente, dalla partenza dalla stazione di Aquileia, sino all’arrivo a Roma.
Il restauro della pellicola, effettuato nel 2007, si basa su materiali a 35mm conservati presso la Cineteca Nazionale di Roma, e collaziona tre copie diverse del film, italiana, spagnola e portoghese14; le ultime due forse destinate al mercato dell’America Latina e, in particolare, agli emigrati italiani15.
L’epilogo, ossia le sequenze che mostrano la tumulazione della bara presso l’Altare della Patria sotto la grande statua equestre di Vittorio Emanuele II, diverrà il suggello di un altro film omonimo, sottotitolo a parte: Gloria. Documentazione cinematografica della Guerra 1915 - 191816, film di montaggio prodotto dal Luce nel 1934 e diretto da Roberto Omegna17, che ripercorre uno per uno gli anni del conflitto raccogliendo frammenti di film “dal vero” girati durante la guerra. Il documentario di Omegna, sovrapponendosi nominalmente al film del 1921, ne oblia gli intenti, mostrando gli eventi da un’altra angolazione, più intonata alla celebrazione del coraggio, della fiera nazione in armi e della conseguente vittoria, eliminando ogni riferimento al lutto e alla disperazione dei parenti, insomma una gloria ben più fascista (e se si nomina Caporetto, lo si fa in termini elusivi)18.
Pochi giorni dopo, sempre a Roma presso il teatro Augusteo, dunque a poca distanza dall’Altare della Patria, si tiene il III e ultimo Congresso dei Fasci di Combattimento19. È in quell’assise irrequieta che Mussolini decreta la fine dei Fasci dando vita al Partito nazionale fascista.
Appuntamento a Piazza Venezia, un anno dopo: A noi! dalla sagra di Napoli alla conquista di Roma
«Nel film cinematografico A noi! appaiono tra i fascisti nove generali: De Bono, Ceccherini, Fara e sei altri»20.
Se in Gloria si vede il treno, ma, per ovvi motivi, il passeggero più importante è reso invisibile21, in A noi! il direttissimo, che nella notte trafelata tra il 29 e il 30 ottobre porta Mussolini nella capitale, si intuisce appena. Per contro l’illustre viaggiatore questa volta è ben visibile, seppure immerso tra la folla di sostenitori che lo accolgono festanti sulla banchina della stazione Termini. Una folla che certo può ricordare – anche se non nei numeri – quella che un anno prima aveva visto giungere il catafalco da Aquileia.
Non è l’unica affinità, per quanto ideale (e fors’anche discutibile), che riguarda soprattutto la parte terminale di entrambi i film, oggetto della dissertazione presente. Punti di contatto che, come vedremo, riguardano soprattutto la locazione e le “citazioni” da Gloria affini ad alcune sequenze dell’epilogo dei due documenti cinematografici.
È, dunque, Umberto Paradisi a ritornare con la macchina da presa sulla scalinata del Vittoriano, appena un anno dopo le riprese di Gloria. La seconda didascalia di A noi! riporta il sottotitolo «Con le Camicie Nere; dalla sagra di Napoli alla conquista di Roma»22 che modifica l’intestazione registrata in censura aggiungendo il riferimento alle milizie. L’intertitolo successivo attesta che si tratta del «Film ufficiale del Partito Nazionale Fascista», con tanto di documento cartaceo firmato, controfirmato e infine filmato in soggettiva:
Il Partito Nazionale Fascista dichiara essere il film “A NOI!...” la rappresentazione ufficiale dei memorabili avvenimenti che, per virtù di nostra Gente usa a trionfi e civiltà millenarie, hanno restituita all’Italia l’anima eroica di Vittorio Veneto, e lo consacra alla silenziosa, fervida, devota ammirazione degli Italiani in Patria e per tutto il mondo.
PER LA DIREZIONE DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA
IL SEGRETARIO GENERALE POLITICO: Nicola Sansanelli
IL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO: Giovanni Marinelli23
Girato in un arco di tempo che va dal 24 ottobre al 4 novembre 1922, A noi! narra i giorni dell’insurrezione fascista a partire dagli ammassamenti a Napoli sino alle riprese della prima cerimonia ufficiale cui Benito Mussolini partecipa in qualità di presidente del Consiglio in carica.
Per quanto riguarda la struttura formale, A noi! è un documento ripreso “dal vero”, suddiviso in tre episodi distinti24, ma è pure un film di montaggio poiché collaziona un precedente documentario, A Napoli coi fascisti d’Italia, approvato in censura il 26 ottobre25 che, di fatto, diventa il primo episodio del nuovo lungometraggio, ma del quale non parleremo in questa sede poiché esula dal confronto diretto con Gloria. A noi! invece sarà ammesso dalla revisione ministeriale il successivo 8 novembre26.
Il secondo episodio ci riporta, così come recita una didascalia, direttamente alle «giornate del 28-29 ottobre» e dunque allo sberleffo verso «un simulacro di Stato d’Assedio» progettato dal Governo Facta, ma sconfessato dal re quando l’ordine dall’Esecutivo era stato già reso pubblico, non solo per mezzo di affissioni, ma pure con l’allestimento di blocchi stradali costituiti da reticolati e cavalli di frisia, presidiati dall’esercito in armi. Blocchi e soldati vengono mostrati in tutta la loro plastica inutilità (col senno del poi, naturalmente). Paradisi monta tra le immagini anche quel che poi la memoria ufficiale dei fatti, nel corso dei decenni a venire, tenderà a emendare, mistificare o sminuire27. Ossia, magnifica l’azione aggressiva degli squadristi evidenziando che il giorno 28 ottobre vi furono ancora roghi di documenti strappati alle organizzazioni avversarie e violente scorribande – in particolare a Viterbo, come raccontano le immagini e la relativa didascalia: «Gl’indomiti viterbesi hanno sottratto dalla casa di un bolscevico lo stemma Sabaudo» –, ma rileva anche con un inequivocabile intertitolo (che professa numeri quantomeno discutibili) l’ozio che affligge gli squadristi in attesa, alquanto disorientati: «Centomila “Camicie nere” attendono alle porte della città sacra e sospirata». Seguono le immagini dei vari accampamenti squadristi che, infine, accolgono con manifesta soddisfazione la svolta pilotata dalla monarchia, che porta Mussolini a formare il nuovo Governo spalancando così le porte della capitale ai sospiranti. Il passaggio del film rappresenta un’incongruenza, considerando lo spazio temporale (28-29 ottobre), sottolineata dal dell’esergo del secondo episodio («Intanto il Duce del fascismo pone piede sul sacro suolo, chiamato al Quirinale dalla fiducia del RE»). In realtà il treno di Mussolini arriva a Roma il 30 ottobre alle ore 10.5028.
Si mostrano le legioni «che entrano da tutte le porte, aperte al libero soffio di tanto entusiasmo, dopo quattro giornate di ansia, di privazioni e di tormento», che rimandano alla data del 26 ottobre nonché a ribadire il buon livello di frustrazione e di dubbio patiti. L’episodio si chiude con l’annuncio della formazione del Governo («Benito MUSSOLINI ha formato il primo Governo Nazionale»), con la benedizione del popolo e del sovrano («Popolo e Re in un sol palpito di speranza e di gioia»).
30 ottobre 1922. Il terzo e ultimo episodio si apre «NELLA GLORIA DI ROMA», di «BENITO MUSSOLINI capo del governo di restaurazione» e dei «nuovi reggitori dello Stato» che escono dal Quirinale. Alle poche riprese del giorno dell’incarico di Governo presso la reggia, seguono le sequenze testimonianti due eventi di massa che paiono avere tra loro una continuità spazio-temporale, continuità che però è simbolica: in ciò non è da escludere un intento volontario. Come velatamente annunciano le didascalie e le immagini corrispondono ad altrettante date distinte. Ossia la prima avviene il 31 ottobre, giorno della parata fascista, la seconda invece il 4 novembre, durante le celebrazioni del quarto anniversario dalla fine della Prima guerra mondiale. Il film, per ovvi motivi di rappresentazione e allusione, come già accennato, tende a sfumare le due adunate sino a suggerire una indivisibilità. Andiamo con ordine.
31 ottobre 1922. La quarta didascalia dell’ultimo episodio annuncia «la storica rassegna del 31 Ottobre 1922» ossia quando le squadre fasciste entrano in piazza Venezia, e paiono riproporre le coreografie dell’omaggio alla traslazione del Milite Ignoto filmato un anno prima. I partecipanti alla parata squadrista non sono poi così tanti, perciò Paradisi ovvia al problema con l’ausilio di oculate inquadrature ravvicinate o di manipolazioni fotografiche, finalizzate a rendere più folta la presenza alla sfilata, così come dimostrato da Mark Cousins nel recente documentario Marcia su Roma29. Reduci e milizie fasciste sfilano col braccio teso sfoggiando le medaglie puntate sul petto, i labari e i gagliardetti. Non manca «Il fraterno saluto delle “Camicie Azzurre”» nazionaliste né mancano «le palme della vittoria». Ora gli uomini inquadrati, spesso armati di manganello o bastoni, sono diretti «All’Altare della Patria»30. Tra i partecipanti si nota un gruppo di donne (tra le pochissime presenti in tutto il film) che portano il lutto, assai probabilmente madri e vedove di guerra, mentre una didascalia annuncia «Il commosso saluto all’EROE PURISSIMO». Un controcampo svela che le prime rampe dell’Altare sono affollate di soldati in uniforme. Il corteo fascista non sale la scalinata, ma omaggia il Milite Ignoto ai piedi del monumento tornando verso il centro della piazza e formando un percorso a ferro di cavallo e che riporta la sfilata a imboccare Via Nazionale non prima di aver mostrato per l’ennesima volta i quadrunviri – De Vecchi, Bianchi, De Bono e Balbo – ora trionfanti e ben più sorridenti del giorno precedente. Da lì si passa alla piazza del Quirinale luogo in cui Thaon di Revel, Diaz e il re affacciati al balcone – uno tra i tanti decisivi della storia otto-novecentesca italiana – saluteranno militarmente i fascisti in rassegna.
4 novembre 1922. La didascalia «…e nel fatidico giorno del quarto anniversario di nostra santa guerra gli spiriti placati e riverenti sulla tomba dell’ignoto milite, si ritemprano anelanti le nuove fortune della Patria» apre a un’inquadratura che dall’alto mostra un’ordinata folla “oceanica” – la prima di molte che saranno ospitate da quella stessa piazza – accalcarsi sul selciato ai piedi del Vittoriano. Le immagini panoramiche precedono l’arrivo di Mussolini alla testa di un corteo che attraversa la piazza, scortato da Diaz e Thaon di Revel. Nel quadro successivo, vediamo dal basso il futuro autocrate di spalle che, tra gli altri dignitari, si trova dirimpetto alla tomba del Milite Ignoto31. L’inquadratura finale mostra lo stesso luogo, ma da un punto di vista rialzato che include anche la statua della dea Roma, sovrastante il sacello del Milite Ignoto, sulla quale si chiude un effetto iride, lasciando il campo alla didascalia «Fine» che si staglia sullo sfondo nero. In estrema sintesi l’ambiguità della scelta vige nel non citare alcuna data precisa per l’ultima appendice narrativa – contrariamente a quanto fatto, più volte, in precedenza – ma di alludere al “fatidico giorno del quarto anniversario” della guerra.
Indistinzione – si parva licet – che sembra confermata da uno scritto in parte dedicato ad A noi!, redatto da un inviato anonimo, ospitato nella rubrica Lettere romane del «Popolo d’Italia», organo ufficiale del Partito Nazionale Fascista. La cerimonia del 4 novembre non è contemplata, e la descrizione del film si conclude con la citazione dell’omaggio degli squadristi al re, affacciato al balcone del Quirinale.
Intitolato Fasti e nefasti del cinematografo, l’articolo è pubblicato l’indomani del debutto romano della pellicola, avvenuto il 9 novembre. Vi sono descritti alcuni passi del film ma è anche un reportage di quel che accade in sala tra il pubblico assai partecipe. Vale la pena riportarne il brano per esteso32.
Cominciamo dai fasti, ché a troncare sul nascere i nefasti hanno pensato ieri sera i fascisti romani. È cominciata da un paio di giorni in alcuni cinematografi della capitale la prima visione di una storica pellicola «la film della marcia su Roma» intitolata: A noi! […]. La film rappresenta dapprima la storica adunata di Napoli colta nelle sue fasi più interessanti: l’ammassamento delle squadre all’Arenaccia, la visione di gruppi di decorati e di un grande maschera di Benito Mussolini33 – assai espressiva, grande come tutto lo schermo […]. La seconda parte si inizia con la visione delle misure militari prese a Roma dal comando della Divisione per fronteggiare, in seguito gli ordini di Facta, la discesa dei fascisti in quelle tragiche ore che precedettero il rifiuto del Re a firmare la proclamazione dello stato d’assedio. Si vedono le porte di Roma e le imboccature dei ponti sul Tevere difese da reticolati e cavalli di frisia, i raggruppamenti di truppe con mitragliatrici fuori delle porte, ecc.
Segue il meraviglioso spettacolo delle legioni e delle coorti accampate attorno a Roma durante le ansiose giornate delle trattative politiche, la visione dell’arrivo dei treni carichi di fascisti del via-vai delle automobili dei vari comandi e finalmente l’ingresso del formidabile esercito fascista nella capitale e la rivista passata in piazza del Popolo e Villa Borghese dal presidente del Consiglio e dal quadrumvirato militare fascista dopo il gigantesco bivacco della mattinata. La film termina con la meravigliosa indimenticabile visione dello sfilamento dei centomila squadristi sotto il Quirinale, alla presenza del Re, del gen. Diaz e dell’ammiraglio Thaon di Revel. È indescrivibile l’interesse e l’entusiasmo destato da questa riuscita pellicola nel pubblico romano, tanto che un altro vero e proprio spettacolo è costituito dal contegno degli spettatori che affollano le sale durante le varie rappresentazioni che si seguono ininterrottamente per ore ed ore. Non sono che applausi, grida di evviva ed alalà, canti patriottici, colmi di entusiasmo che si intensificano specialmente quando compaiono sullo schermo le figure del Re, di Benito Mussolini e dei più noti capi del Fascismo: Michele Bianchi, Italo Balbo, il gen. De Bono, Cesare Rossi l’on. Devecchi, ecc. mentre le orchestrine alternano inni fascisti, la canzone del Piave e la marcia reale. Un vero bagno di rigenerazione patriottica ed una potente ondata di italianità che lasceranno nella generosa anima romana tracce imperiture34.
Il debutto milanese del film avverrà il 19 novembre al cinema Centrale35. Stranamente, sfogliando «Il Popolo d’Italia» nei giorni precedenti e successivi il debutto a Milano non viene data notizia della proiezione, neppure sulla pagina della cronaca cittadina.
Il film è pubblicizzato a tutta pagina sul numero del 10 novembre di «La Rivista Cinematografica»36 cui segue un comunicato che rivela il pericolo di produzioni corsare e di instant movies di argomento squadristico-fascista che cavalcano l’onda politica del momento37:
A Noi!
Dalla sagra di Napoli al trionfo di Roma
(Film ufficiale del Partito Nazionale Fascista)
Il Partito Nazionale Fascista ci comunica:
La rivoluzione italica, sagra e battaglia, fede e passione, rito e adempimento, è rappresentata e magnificata in un film che riproduce tutte le fasi dell’epica vicenda, dalla mirabile adunata delle forze fasciste a Napoli, alla fatidica marcia ed alla trionfale riconquista di Roma.
Questo film è l’unico riconosciuto, approvato ed autorizzato dalla Direzione del Partito Nazionale Fascista ed è dichiarato film ufficiale delle memorabili giornate […]. L’importanza, la bellezza e l’austerità di questa storica rappresentazione cinematografica ci fanno sicuri che tutti i proprietari di Sale cinematografiche italiane rifiuteranno ogni altro film del genere, contribuendo in tal modo a mantenere la necessaria elevatezza e dignità agli avvenimenti fascisti che hanno restituita all’Italia la sua nobiltà di Nazione e dato agli Italiani un Governo degno degli alti destini della Patria38.
Al di là dei timori, evidentemente fondati, da parte dei dirigenti del Sindacato Cinematografico Italiano c’è da rilevare che tra novembre e dicembre il film viene proiettato da Nord a Sud. I corrispondenti dalle città si producono in segnalazioni alquanto eterogenee redigendo, di volta in volta, la nota promozionale, così come quella laconica, o essenziale, o vaga, o involontariamente comica, sino a quella più euforica. Il film è proiettato ad Alessandria («molto pubblico»)39, Bologna («È annunciato per la prossima settima A Noi!, la film ufficiale delle giornate fasciste, che certamente segnerà un nuovo successo di cassetta!»)40, Brescia («numeroso pubblico»)41, Genova («Tutta Genova è accorsa ad ammirare la perfetta disciplina fascista capitanata dall’energico On. Mussolini. La visione di una simile manifestazione, unica negli annali storici del mondo intero ha lasciato negli spettatori un senso di tranquillità e di fiducia illimitata nei destini della nostra cara Patria […]. E applausi entusiastici continui hanno accompagnato tutte le proiezioni […]. – Eia… Eia… Eia… Alalà!»)42, Messina («La Sagra di Napoli e il trionfo di Roma, che sono in corso di proiezione, ottennero e otterranno i più scroscianti applausi, e i più cordiali: “Eia! Eia! Alalà!”. Il locale è stato ed è popolatissimo di camicie nere ed azzurre e da borghesi. In questo film c’è il saluto romano, il quale nobilita ed immortala il destino italico»)43, Milano, oltre al citato cinema Centrale, il film viene proiettato anche presso il Gran Cinema delle Palme, Napoli («È stato proiettato [al Kursal] per parecchi giorni il film documentario del [PNF]: A Noi!»)44, Treviso («Non posso darvi il resoconto della film ufficiale del partito fascista: A Noi!, proiettatasi al Teatro Garibaldi, in gestione Olivieri, perché questo signore è lo stesso che dirige il Cinema Edison – che mi ha ritirata la tessera – e quindi avrebbe usato lo stesso trattamento per quest’occasione. Ciò vi riferisco a mia giustificazione presso della Direzione della Vita»)45, Venezia («Fotografia chiara»)46, Verona («La film […] è veramente interessante: le scene tumultuose non sono ammassate l’una sull’altra, in una vertigine, come troppo spesso accade in sì fatte films eseguite nella febbrilità di poche ore. A Noi! è una documentazione degna della grande recente gesta nazionale»)47, infine il corrispondente da Vicenza redige una nota sintetica che si può prestare a interpretazioni di senso opposto: «Il lavoro dal vero: A Noi! dalla sagra di Napoli all’occupazione del governo in Roma»48.
Sostiene Brunetta che, assieme ad A noi!, titoli come Il grido dell’aquila (Mario Volpe, Istituto Fascista di Propaganda, 1923) o la Leggenda del Piave (Mario Negri, Coop Italiana, 1924) sono «film e documentari che già all’indomani della marcia su Roma tentano di stabilire il motivo della continuità ideale tra guerra e fascismo»49, a questo principio si aggiungono gli insistiti riferimenti garibaldini che riconducono la forza fascista allo spirito risorgimentale. L’ideale indipendentista e unitario che è rappresentato dal Vittoriano medesimo, monumento che, come rileva Tobia, è oggetto di vari mutamenti simbolici, «da palcoscenico apprestato per l’esaltazione della monarchia e dell’unità, ad Altare della Patria, dalla significazione politica, cioè, a quella civile e poi, attraverso lo snodo della tumulazione del Milite Ignoto, a quella militare; ma soprattutto il passaggio dal ruolo di assoluto protagonista del centro politico-simbolico, nell’Italia liberale, a quello di comprimario, per quanto eccezionale, sotto il fascismo»50.
Note sul ruolo di Paradisi nella produzione di Gloria
Torniamo al 1921. In mancanza di ulteriori documenti d’archivio noti, è difficile dimostrare con sicurezza che Paradisi sia di fatto il metteur en scène di Gloria. Di certo il suo ruolo è quello di presidente del Consiglio direttivo della F.A.C.I. (Federazione Artistica Cinematografica Italiana)51, consorzio formato da maestranze cinematografiche che materialmente produce il film. Una piccola federazione che avrà vita assai breve, perché come osserva Mazzei si tratta di
una casa di produzione sorta nell’agosto del 1921 proprio come risposta nazionalista (con tutte le contraddizioni politiche e sociali del caso) alla crisi cinematografica che attanagliava il paese. Una ditta, si noterà, che non a caso, nonostante i vari proclami, deciderà di chiudere i battenti proprio il 30 ottobre del 1922, in prossimità del dissolversi dell’esperienza del PNI [Partito Nazionalista Italiano] e della confluenza più o meno voluta di questo nel PNF52.
Proprio il 30 ottobre 1922, ovvero la data in cui Paradisi è impegnato nel vivo delle riprese che confluiranno in A noi!.
Facciamo un passo indietro. È il 24 agosto 1920 quando il colonnello Giulio Douhet, già oppositore di Cadorna, fondatore dell’Unione nazionale ufficiali e soldati, sulle colonne del periodico del movimento, «Il Dovere» sostiene che al soldato ignoto «bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio»53. Il Ministero della Guerra, attraverso il Comitato Esecutivo per le onoranze al Soldato Ignoto, bandisce «una specie di concorso»54 per ottenere l’esclusiva per filmare la cerimonia. Vincitori del bando risultano due consorzi di cineoperatori: la citata F.A.C.I. e l’U.F.C. (Unione Fototecnici Cinematografici) «l’incarico esclusivo di eseguire il Documento Storico Cinematografico delle onoranze alla Salma del Milite Ignoto»55.
Nel comunicato ufficiale che il «Comitato esecutivo per le onoranze al Soldato ignoto» trasmette all’Agenzia Stefani si legge:
Il Comitato esecutivo per le onoranze al Soldato Ignoto ha concesso l’autorizzazione di ritrarre le Cerimonie che si svolgeranno dal 12 ottobre al 4 novembre prossimo alla Federazione Artistica Cinematografica Italiana in una con l’«U.F.C.» (Unione Fototecnici Cinematografici).
Nel concedere tale esclusiva autorizzazione, il Comitato esecutivo è partito dal concetto che non sarebbe stato possibile lasciare fare alla libera concorrenza senza correre il rischio di turbare gravemente le cerimonie, specie nei momenti più solenni.
Ciò obbligava a negare a tutti ogni facilitazione o a restringere le facilitazioni a pochi privilegiati.
Il primo sistema avrebbe impedito di poter ritrarre degnamente il complesso della Cerimonia; il secondo avrebbe generato un ingiusto privilegio, qualora non fosse stato temperato da condizioni speciali. Perciò il Comitato esecutivo stabilì di dare l’esclusività a quell’ente cinematografico che avrebbe offerto un maggior obolo per gli Orfani di guerra.
Nessuno offrì alcun obolo in denaro, solo l’Unione Cinematografica Italiana, la Federazione Artistica Cinematografica Italiana, insieme all’Unione Fototecnici Cinematografici, e la Cooperativa Ex-Combattenti «Natura Film», offrirono di dare la loro opera in modo completamente disinteressato in pro degli Orfani di guerra; il Comitato esecutivo però dovette scegliere la «F.A.C.I.» in una con la «U.F.C.» perché fu la sola Ditta che, senza porre alcuna condizione, si assoggettò per fine esclusivamente patriottico, a fare il film a sue totali spese regalandolo agli Orfani di guerra, perché lo avessero riprodotto a loro esclusivo vantaggio.
Il Comitato esecutivo concederà ai Direttori e agli Operatori della «F.A.C.I.» e dell’«U.F.C.» le maggiori facilitazioni di postazione in modo che il film può riuscire il migliore possibile senza turbamento alcuno delle cerimonie.
È bene notare che trattasi di Federazione di lavoratori e non di produttori di films; ciò che rende ancora più simpatica l’offerta, in quanto non trattasi di fare la réclame commerciale ad una Ditta, ma di recare il proprio nome ad un lavoro d’arte56.
Ed è Paradisi, in qualità di presidente, a comunicare che
È con vero orgoglio d’Italiano, di cinematografista e di soldato, che dò [sic] comunicazione della brillantissima vittoria conseguita dalla Federazione Artistica Cinematografica Italiana che ho l’onore di presiedere in un con l’Unione Fototecnici Cinematografici, che della «F.A.C.I.» fa parte integrale.
Non appena il Ministero della Guerra attraverso al Comitato Esecutivo per le onoranze al Soldato Ignoto, bandì una specie di concorso presso enti e privati per filmare in esclusività la solenne cerimonia di pietà e di amore del Milite Ignoto, la «F.A.C.I.» e l’«U.F.C.» non soltanto prospettarono al Comitato il loro intendimento di partecipare alla gara, ma fecero notare che nessuna altra organizzazione, ancorché potente industrialmente e finanziariamente, avrebbe potuto assolvere il difficile e delicato compito, quanto e meglio delle organizzazioni dei lavoratori del cinematografo.
Restarono in gara la «F.A.C.I.» con l’«U.F.C.» contro l’Unione Cinematografica Italiana ed una Cooperativa creatasi ed apparsa per la circostanza. Il contrasto, com’è facilmente avvertibile, culminò alla vigilia della deliberazione tra la «F.A.C.I.» e la sua consorella «U.F.C.» contro l’Unione Cinematografica Italiana. Ma la bontà della causa e la gagliardia di chi la difese presso lo stesso Ministro della Guerra, onorevole Gasparotto, valse a far deliberare l’esclusività ai lavoratori del Cinematografo, i quali, davvero, accingendosi a tanta attività di così alta manifestazione di arte cinematografica, mostrarono di compiere il più puro, il più nobile, il più generoso gesto.
Le organizzazioni cinematografiche sono in Italia di recente costituzione e perciò molto povere finanziariamente; gli elementi, anche migliori dal punto di vista artistico e tecnico, non tutti al lavoro per il marasma che l’industria attraversa e la colpevolezza di coloro che tale marasma hanno determinato e non pensano a risanare.
Eppure esse affrontarono il grave compito con tutto il loro giovanile entusiasmo, con tutta la loro sicura fede; cosicché si può incondizionatamente fare assegnamento sulla riuscita di una vera opera d’arte57.
Il film debutta presso il Cinema Moderno di Roma il 19 novembre58 e da allora si susseguono nel tempo le occasioni pubbliche di proiezione del documentario. Osserva Faccioli:
Se Gloria non si è rivelato un film di “commerciabilità” ordinaria sostenuto dalla produzione con un battage monstre alla ricerca della maggior visibilità possibile (nonostante sia stato visto da moltissimi spettatori, a più riprese, come suggerito a cavallo tra 1921 e 1922 dalla stampa specializzata, da “Film” a “La rivista cinematografica” a “La vita cinematografica”), in considerazione dei profitti dirottati in beneficenza al Comitato Nazionale per gli Orfani di Guerra e della sua natura non-fiction, a quel che ci è concesso sapere dai dati a disposizione, il film è stato comunque un successo, fondato sul passaparola e sull’organizzazione di eventi paralleli a quelli del grande esercizio cinematografico dell’epoca e della pubblicistica59.
A proposito dell’organizzazione di eventi paralleli, a carattere filantropico, la stampa testimonia l’impegno in prima persona nei confronti di Gloria da parte del futuro regista di A noi!. Infatti «La Rivista Cinematografica» racconta che
Dopo le feste di Natale [del 1921], ebbe luogo in Roma un avvenimento nuovo nella storia del Cinematografo: a «Regina Coeli», alla presenza di 700 prigionieri, fu proiettato il film Gloria l’apoteosi del Milite Ignoto. La visione fu preceduta da un elevato discorso del Cav. Umberto Paradisi, il quale spiegò ai detenuti (di cui alcuni ignoravano perfino l’esistenza della cinematografia), lo scopo di queste rappresentazioni cinematografiche ispirate al desiderio di diffondere la cultura e di ricreare lo spirito, per cui ogni Domenica si ripeterà lo spettacolo cinematografico, comprendente proiezioni istruttive e patriottiche. La rappresentazione si svolse in modo veramente commovente, e non poche furono viste le guance di quei disgraziati, indurite nel male e nelle sofferenze, rigarsi di lagrime ardenti, che dicevano tutta l’interna commozione di quelle anime, provate dal delitto, le quali, però, non rimanevano insensibili di fronte alla rappresentazione viva della grandezza e della nobiltà. Infatti, il giorno seguente, il direttore delle carceri, Cav. Mario Magri, entrando nel suo ufficio trovò una lettera dei prigionieri addetti ai vari laboratori, che lo pregavano di prendere dalla cassa dei loro risparmi L. 1000 da versare in loro nome alla Cassa dell’Associazione per gli orfani di guerra60.
Un anno più tardi, ci viene, infine, in soccorso un critico cinematografico di Genova, celato dietro il nom de plume Gino, corrispondente di «La Rivista Cinematografica» che, in occasione del debutto cittadino di A noi!, scrive:
A Noi!, dalla sagra Di Napoli al trionfo di Roma, dal vero, riorganizzato dal comm. Paradisi […], notissimo nel ramo giornalistico e cinematografico, ci ha presentato una grande sublime cosa.
I titoli magnifici, le inquadrature magistrali, la fotografia bellissima, sono di degna corona all’entusiasmante e commovente pellicola.
Già in altra grandiosa occasione il comm. Paradisi ha eternato sullo schermo, un dal vero indimenticabile tanto era la maestria della ripresa; tutta la gloriosa strada percorsa dalla salma del Milite Ignoto, ed anche quella volta abbiamo vissuto momenti esultanti di patriottismo61.
È possibile che, nel caso di Gloria, Gino sia più informato di altri così come, viceversa, non lo sia affatto ed equivochi le mansioni di Paradisi rispetto al film del 1921. Eppure, alcuni omaggi a Gloria – se non propriamente evocazioni cercate – emergono nella parte terminale di A Noi!, ossia le sequenze girate a piazza Venezia, tra le sfilate del 31 ottobre e gli omaggi alla salma del Milite Ignoto del 4 novembre 1922, come tenteremo di comparare nel prossimo paragrafo.
Continuità di forma (e di parata) tra Gloria e A noi!
Le analogie narrative a nostri occhi più evidenti tra Gloria e A noi! emergono durante la fase dell’epilogo in entrambe le pellicole. Ovvero il segmento narrativo che inizia con l’arrivo a Roma della bara del Milite Ignoto nel primo caso, e quello di Mussolini la mattina del 30 ottobre 1922 nel secondo. Anche se il confronto può sembrare ardito, comunque sia l’accoglienza di popolo all’interno della stazione, quale luogo simbolico di approdo ufficiale, di porta della città, è fortemente sottolineato in entrambi i film.
In ambedue i casi la macchina da presa è obbligata a svettare sulla folla per inquadrare il protagonista che sia esso un feretro portato a spalla o il presidente del Consiglio incaricato.
Vediamo di seguito alcune analogie, affinità, nonché alcuni dettagli che riprendono questioni già affrontate in precedenza.
Gloria: Le immagini (a sinistra) sono tratte dalla copia di Gloria restaurata dalla Cineteca del Friuli disponibile sul canale YouTube ufficiale dell’istituzione https://www.youtube.com/@LaCinetecaDelFriuli (ultima consultazione 30 novembre 2022).
A noi!: Le immagini di A noi! (a destra) tratte dalla copia dell’Archivio Luce sono contrassegnate con AL; CB quelle tratte dalla copia della Cineteca di Bologna; CM dalla copia della Cineteca di Milano.
In entrambi i casi lo sfondo decorativo alle didascalie riprende il motivo della Stella d’Italia62 irradiante.
L’arrivo a Roma, in particolare alla Stazione Termini segna la svolta: il protagonista del film – da un lato l’invisibile soldato senza nome, dall’altro il capo dei fascisti – ha il suo primo bagno di folla poco prima dell’epilogo. Nel caso di Mussolini renderà omaggio proprio al Milite Ignoto a suggello della presa in carico dei suoi poteri di presidente del Consiglio. Un cerchio, tra i tanti che sembra chiudersi. Assecondando per un istante la retorica di entrambi i film, ciò che pare essere importante evidenziare, dal punto di vista registico ma non solo, è la penetrazione nel cuore simbolico della capitale d’Italia dei due più importanti soggetti filmati.
Da un lato l’evidente riferimento alla data della celebrazione del 4 novembre, dall’altro l’allusione alla medesima, che però si dà per scontata.
La parca presenza femminile in entrambi i film è spesso identificata nelle donne vestite a lutto: madri, orfane e vedove di guerra; in Gloria si intravede anche qualche crocerossina.
Così come non manca (un rapido) omaggio alle vittime della Grande guerra, invalidi e mutilati che partecipano a entrambe le parate.
L’identificazione risorgimentale è molto forte in ambedue le pellicole, così come la presenza, celebrata più volte dalle immagini, dei reduci garibaldini della battaglia di Mentana, avvenuta più di cinquant’anni prima. Entrambi i “dal vero” ne sottolineano l’eredità raccolta dai soldati della Grande guerra prima e dagli squadristi poi.
Assieme al sovrano e alle gerarchie militari, l’unico nome che compare citato nelle didascalie di entrambi i film è Cesare Maria De Vecchi, membro della Commissione per le celebrazioni del Milite Ignoto (lo vediamo al centro dell’immagine tratta da Gloria)63 e, un anno dopo, quadrumviro (all’estrema destra del fotogramma).
I balconi del Quirinale, anticipatori di quelli del regime, sono celebrati in entrambi i film, se in Gloria riguardano la famiglia del sovrano, in A noi! il re è affiancato dal generale Diaz e dall’ammiraglio Thaon di Revel.
Anche A noi! termina nel luogo in cui – esattamente – un anno prima era stata tumulata la bara del Milite Ignoto. I due film combaciano nell’epilogo e con essi è tracciato il cerchio ideale che lega l’avventura scellerata degli squadristi a quella tragica della guerra. D’ora in poi non ci sarà più posto per il lutto, né per il dolore di un popolo ampiamente espressi da Gloria. Questi sentimenti intimi, ma condivisi, sono giunti ben al di là delle intenzioni della Commissione governativa organizzatrice, come testimonia Aldo Rossini64. Il raccoglimento è sostituito definitavamente da parole d’ordine foriere di violenza e di orgoglio ribaldo, dal culto pagano della “vittoria”. Tipicità dei fascisti incarnate da un capo, un duce come si fa chiamare dai suoi seguaci, che ricatta le istituzioni recitando sia la parte l’uomo dell’ordine che può tornare a essere da un momento all’altro l’arbitro del disordine. Le espressioni minacciose sue e dei quadrumviri catturate da A noi! durante la parata del 31 ottobre – dopo che ha già ottenuto l’incarico – sono lì a testimoniarlo.
In basso a sinistra: Immagine tratta da Resistere (1918) di Luca Comerio.
In A noi! c’è spazio anche per il found footage, ma senza il consueto intento di voler citare in modo esplicito eventi o film passati, anzi. In particolare è utilizzata (fors’anche plagiata) una breve sequenza spettacolare tratta dal film di montaggio Resistere (1918) di Luca Comerio. Resistere è una pellicola di propaganda bellica girata all’indomani di Caporetto, su commissione militare e governativa, atta a sensibilizzare gli spettatori in funzione del prestito di guerra. Nella fattispecie, dopo aver citato le «ali fasciste» che si levano da Centocelle, Paradisi inserisce la sequenza che, per mezzo di sovrimpressioni, moltiplica le evoluzioni aeronautiche sui cieli di Roma, idealmente in omaggio al nuovo esecutivo.
In entrambi i film è utilizzato l’effetto iride quale forte segnale di chiusura degli eventi del 4 novembre, che, per A noi!, corrisponde con l’epilogo vero e proprio del film. Invece in Gloria vi è ancora spazio per una breve appendice notturna. Un espediente per ostentare effetti speciali luminosi che sembrano voler vincere le tenebre della morte, ma sono pure celebrativi del nuovo ruolo del monumento, che accoglie a un tempo il gigantesco simulacro bronzeo di un sovrano del passato, e le spoglie un soldato ignoto nel quale si è identificato anche (e soprattutto) il popolo più umile: chi la guerra l’ha pagata cara.
Le celebrazioni del 4 novembre 1921 riescono a unire, idealmente e per il tempo consentito dagli eventi, mondi che provenivano da anni di aspro conflitto di classe, un conflitto in larga parte zittito e sconfitto dalle violenze selvagge attuate delle forze eversive fasciste, sempre a caccia conto terzi di socialisti, cattolici, repubblicani e comunisti. Militi noti e (male) armati, talvolta solo di manganello e olio di ricino, ma altamente determinati, che, infine, dopo giorni di insurrezione armata e occupazioni violente delle sedi istituzionali, diffuse soprattutto al Centro-Nord del Paese, sono riconosciute quale interlocutrici, credibili e affidabili, dalla monarchia e dai cosiddetti poteri forti65.
Solo un anno dopo quel viaggio del Milite Ignoto che, per un istante, era riuscito (suo malgrado) a tacitare gli animi bollenti, reduci di guerra e di due anni di contestazione proletaria.
Dentro il “film di parata”, dove il cinema mette in scena il secolo delle masse
Dal punto di vista della rappresentazione formale Gloria e A noi! paiono essere esponenti a pieno titolo di una tipologia filmografica sterminata che li precede e li segue.
Parliamo di chilometri e chilometri di pellicola impressionata che, sin dai tempi delle guerre dell’Italia liberale – ossia dal conflitto italo-turco del 1911-12 alla Grande guerra –, testimonia la marcia di teorie di uomini e, talvolta, donne in divisa e in borghese. In numerosi film “dal vero” e di finzione prodotti nel primo Novecento vediamo scorrere le sfilate baldanzose dei volontari, così come le rassegne meste dei prigionieri e le marce drammatiche delle ritirate (queste ultime spesso censurate). Senza dimenticare le lunghe colonne dei profughi civili, altra drammatica conseguenza dei conflitti.
In questo senso si potrebbe parlare di una nuova codifica del “film di parata” come di una sorta di tipologia rappresentativa che riscontriamo nel film “dal vero”, nel documentario e nel cinegiornale sin dagli anni Dieci del Novecento e che dopo il primo conflitto mondiale ha nuova ragion d’essere, indipendente da altri racconti di guerra pregressi. Sono, infatti, assai numerosi i “dal vero” che mostrano la sfilata dei soldati in marcia, lungo le retrovie, anche perché erano tra le poche riprese documentaristiche dell’esercito permesse dallo Stato Maggiore durante la guerra. Immagini neutre, senza collocazioni di tempo e di luogo, per evitare di dare informazioni strategiche qualora la pellicola fosse caduta nelle mani del nemico.
L’ostentazione cinematografica della fiumana66, e la relativa premura del potere – politico o militare – che la sollecita, serve anche a rappresentare plasticamente, da un lato il consenso della massa e dall’altro è una prova oggettiva della disciplina ordinata dei soldati. Questo immediato messaggio non-verbale si riscontra in tutti quei film che mostrano le masse in marcia e che saranno particolarmente praticati lungo gli anni della dittatura fascista.
Ma lo saranno in un numero tale da costituire uno stereotipo nella produzione cinegiornalistica dell’Istituto Luce. Per il “film di parata” di epoca fascista, lo scorrere delle masse inquadrate (non solo nel senso cinematografico), omaggerà – a seconda dei momenti storici e delle convenienze politiche – il modello insito in una supposta determinazione di origine squadristica. Uno squadrismo nel frattempo addomesticato ed emendato dall’esercizio della violenza cieca ai danni degli avversari, tranne che per i delitti efferati, noti e meno noti, che persistono lungo tutta la dittatura. Questa tipologia di film è parimenti un sintomo dell’indottrinamento effettuato nel nome di un ordine militaresco funzionale al duro governo di Mussolini. Un ordine formale che è interpretato in forma di performance corale da quello stesso popolo che è governato con pugno di ferro. Una sorta di uroboro che, come è noto, incanterà anche Adolf Hitler e che ispirerà le sterminate coreografie naziste, anch’esse riprese dall’obiettivo cinematografico.
Nuove teorie di uomini marcianti occuperanno, di volta in volta, gli schermi cinematografici del fascismo insinuandosi nel palinsesto di sala ordinario. Le si vedranno prima o dopo (talvolta anche durante) i film di finzione, film d’amore, drammatici o comici e, ovviamente, tra le pieghe della propaganda più o meno mascherata. Venti lunghi anni di sfilate di massa a favore della macchina da presa, infine proiettate sullo schermo per non lasciare un attimo di tregua agli occhi dello spettatore, colto nel momento più disarmato, ossia quello dello svago cinematografico, allora tra i più economici e perciò popolari.
Queste produzioni cinematografiche che mostrano cortei apparentemente interminabili si potrebbero definire “film di parata”, in modo da pensarli come un insieme normativo riconoscibile, per tentare di analizzarne linguaggi, codici, stereotipi e modelli di riferimento di origine comune. Ossia una tipologia cinematografica a cui anche Gloria e A noi!, seppur con quale differenza, paiono appartenere, ma suggerendo un elemento formale nuovo per l’immediato futuro. Modalità che di lì a pochi anni diverranno una sorta di canone di rappresentazione per la produzione cinematografica di non-fiction (ma non soltanto) del regime fascista.
Notes
1
La lezione A noi! è stata scelta in luogo della seguente – spesso utilizzata in letteratura – con il capolettera del pronome maiuscolo A Noi!, conforme a quanto riportato dall’Indice alfabetico delle pellicole cinematografiche approvate dal Ministero dell’Interno dal 1° gennaio 1922 al 31 dicembre 1925, [Roma 1925], p. 13. Quest’ultima sarà mantenuta ove prevista dai testi originali citati.
2
Accogliendo le spoglie del Milite Ignoto il Vittoriano viene «riconsacrato, assumendo veramente adesso a pieno titolo il nome di cui si fregia», Bruno Tobia, L’altare della Patria, Il mulino, Bologna 1998, p. 73.
3
Nella fattispecie, a sostenere che Paradisi abbia diretto Gloria è Luca Mazzei, cfr. Ilaria Agostini, Luca Mazzei, Sulle rotte dei travelogue. Primi itinerari italiani dal cinema al paesaggio e viceversa, «Immagine», n. 10, 2014, pp. 11-12; Alessandro Faccioli, Luca Mazzei, Il lungo addio. Gloria – “Apoteosi del Milite Ignoto” e la cinematografia-popolo, in «Fata Morgana», Dossier: Popolo, n. 32, 2017, p. 45.
4
In particolare l’Archivio di Stato di Milano, GP, I serie, b, 1111, f. “Film Gloria”.
5
Nel dettaglio l’Archivio Luce, la Cineteca di Bologna e la Cineteca di Milano, le quali mi hanno favorito le loro rispettive copie di A noi! e che colgo l’occasione per ringraziare. La copia video dell’Archivio Luce si può vedere in streaming gratuito sul sito dell’istituzione: <https://www.archivioluce.com/>; la copia della Cineteca di Bologna non è ancora stata pubblicata, mentre quella della Cineteca di Milano si può visionare in streaming on-demand a questo link: <https://www.cinetecamilano.it/film/2629> (ultima visualizzazione 29 marzo 2023).
6
Cfr. Roberto Chiti, Dizionario dei registi del cinema muto italiano, MICS, Roma 1997, pp. 211.13; Aldo Bernardini, Cinema muto italiano protagonisti, Cineteca di Bologna, Bologna 2018, pp. 236-237.
7
Nel dettaglio Valor civile, Dagli Appennini alle Ande, Naufragio, cfr. Silvio Alovisio, Il corpo e l’anima di una nazione. Immagini d’infanzia nella serie Cuore della Film Artistica Gloria, in Stefania Parigi, Christian Uva, Vito Zagarrio (a cura di), Cinema e identità italiana, RomaTre Press, Roma 2019, pp. 45-55.
8
Anonimo, Un comizio cinematografico, in «La Rivista Cinematografica», a. III, n. 1, 10 gennaio 1922, p. 32.
9
Mario Isnenghi, I luoghi della memoria. Strutture ed eventi dell’Italia unita, Laterza, Roma-Bari 2010, p. 302.
10
Cfr. Emilio Franzina, Uno, nessuno, seicentomila, in Id., La storia (quasi vera) del Milite ignoto, Donzelli, Roma 2014, p. 267.
11
Rimando alle pagine delle memorie di Cesare De Vecchi, quadrumviro della marcia su Roma, all’epoca impegnato in prima persona nelle celebrazioni dedicate al Milite Ignoto in quanto parte della Commissione governativa promotrice. Cfr. Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, Il quadrumviro scomodo, Mursia, Milano 1983, pp. 45-49.
12
Di recente è stata edita una biografia romanzata dell’operatore Catalucci, ma nel testo non è fatto alcun riferimento alla produzione di Gloria. Cfr. Costanza Previtali, L’anarchico della pellicola. Ettore Catalucci e la ricerca della perfetta luce, Teseo, Roma 2021.
13
Autore del carro funebre che porterà la salma da Aquileia a Roma è l’architetto Guido Cirilli (1871-1954), a lui si deve anche il progetto della tomba dei Dieci Militi Ignoti ad Aquileia.
14
Cfr. Lucio Fabi, Le vie della Gloria, booklet allegato all’omonimo DVD edito da La Cineteca del Friuli nel 2010, p. 27. Il film è visibile sul canale YouTube della Cineteca del Friuli: <https://www.youtube.com/watch?v=WfotdpdyGao> (ultima visualizzazione 29 marzo 2023).
15
Cfr. Alessandro Faccioli, Il cinema italiano e la Grande Guerra: rovine, eroi, fantasmi, in Id., Alberto Scandola (a cura di), A fuoco l’obiettivo! Il cinema e la fotografia raccontano la Grande Guerra, Persiani, Bologna 2014, in part. il Paragrafo Eroi, pp. 24-26.
16
Il film è stato restaurato nel 2000 e messo in commercio nel 2001 dall’Istituto Luce con una variazione sul sottotitolo: Gloria. La Grande Guerra. Gloria è visibile sul sito https://www.archivioluce.com/archivio-cinematografico-2/ (consultato il 22 ottobre 2022).
17
Cfr. Alessandro Faccioli, Visioni della Grande guerra, Vol. I, Kaplan, Torino 2020, in part. il Cap. 13, Fossili in movimento: da “Guerra nostra” a “Gloria”, pp. 222-246.
18
Per uno sguardo generale sui documentari di montaggio dedicati alla Prima guerra mondiale rimando a Alessandro Faccioli, Il mito montato. Costruzione della memoria e manipolazione audiovisiva nei documentari di montaggio italiani sulla Grande Guerra, «Bianco e Nero», 2010 (576), pp. 45-56.
19
Il Congresso si tenne dal 7 al 10 novembre 1921, la data della fondazione ufficiale del Partito Nazionale Fascista è il 9 novembre.
20
Gaetano Salvemini, Memorie e soliloqui, Il mulino, Bologna 2001, p. 104.
21
Cfr. Alessandro Faccioli, Luca Mazzei, Il lungo addio. Gloria – “Apoteosi del Milite Ignoto” e la cinematografia-popolo, in «Fata Morgana», Dossier: Popolo, n. 32, 2017, p. 45.
22
Qualora non indicato diversamente, tra caporali riportiamo le didascalie originali trascritte dal film. Detti testi sono desunti dalla visione della copia conservata presso l’Archivio Luce e visibile sull’omonimo portale (https://www.archivioluce.com ultima consultazione 22 ottobre 2022). Corsivi così come parole o capolettere in maiuscolo sono conformi alle didascalie originali.
23
Ibidem. Al documento ripreso in soggettiva corrisponde un riquadro pubblicitario ospitato sul «Popolo d’Italia» che presenta qualche variante, oltre a un ulteriore sottotitolo «Unica cinematografia delle storiche giornate fasciste di Napoli e di Roma» cui segue il testo «IL PARTITO NAZIONALE FASCISTA dichiara essere questo film la rappresentazione ufficiale dei memorabili avvenimenti che, per virtù di nostra Gente usa a trionfi e civiltà millenarie, hanno restituita all’Italia l’anima eroica di Vittorio Veneto; e lo consacra alla silenziosa, fervida, devota ammirazione degli Italiani, in Patria e per tutto il mondo», «Il Popolo d’Italia», 9 novembre 1922, p. 3.
24
Altrove si parla di due parti, ma il film, in particolare la copia integra conservata presso l’Istituto Luce, è esplicitamente tripartita. Cfr. Giulia Albanese, La marcia su Roma, Laterza, Bari-Roma 2022 [20061], p. 171.
25
Cfr. «Elenco delle pellicole cinematografiche approvate dal ministero dell’Interno», a. X, n. 10, 31 ottobre 1922, p. 35 (1); cfr. la voce omonima nel database di https://www.italiataglia.it/ (ultima consultazione 22 ottobre 2022).
26
Cfr. la voce omonima nel database di http://www.italiataglia.it (ultima consultazione 22 ottobre 2022).
27
Cfr. Mimmo Franzinelli, L’insurrezione fascista. Storia e mito della marcia su Roma, Mondadori, Milano 2022, in part., pp. 257-304.
28
Mimmo Franzinelli, L’insurrezione fascista. Storia e mito della marcia su Roma, Mondadori, Milano 2022, p. 210.
29
Cfr. Marcia su Roma, regia di Mark Cousins (Italia 2022).
30
Cfr. il reportage fotografico della marcia fascista in Pasquale Chessa, Dux. Benito Mussolini: una biografia per immagini, Mondadori, Milano, 2010, in part. il Cap. Il romanzo della marcia 1918-1922, pp. 41-63.
31
Il 4 novembre 1922 venne celebrato con gran solennità: «Mussolini [salì] fino all’Altare della patria rendendo omaggio […] alla tomba del milite ignoto», cfr. Marina Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Il Mulino, Bologna 2007, p. 110. Cfr. Emilio Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 74-75.
32
I nefasti si riferiscono, invece, alla ricostruzione del sequestro di un film definito «pornografico» da parte di un manipolo fascista romano.
33
In realtà è un primo piano fotografico del volto di Mussolini.
34
Anonimo, Fasti e nefasti del cinematografo. Lettere romane, «Il Popolo d’Italia», 10 novembre 1922, p. 3.
35
Anonimo, Una riproduzione cinematografica della marcia fascista su Roma, «Corriere della sera», 17 novembre 1922, p. 6.
36
Cfr. «La Rivista Cinematografica», a. III, n. 21, 10 novembre 1922, p. 25.
37
Tra le pellicole di matrice o argomento fascista edite lungo il 1922 si ricordano il documentario diretto da Luca Comerio Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza! L’adunata dei Fascisti lombardi a Milano (Marzo 1922) prodotto dalla Federazione fascista militare e approvato in censura il 20 aprile 1922. Sono materiali che Comerio utilizzerà per un film di montaggio, che collaziona a esse immagini di epoca più tarda, utilizzando il medesimo titolo, Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza. Altra pellicola coeva è Avvenimenti a Milano dal 1 al 6 Agosto 1922. Documento storico Cinematografico eseguito dalla Ditta Antonio BONETTI e C., che con compare negli annali della revisione ministeriale, ma è conservata presso l’Archivio Luce. A Firenze è segnalato un “dal vero” che mette in scena un’«imponente sfilata dei fasci di combattimento della provincia, avvenuta il mese scorso» a cura della Federazione Provinciale Fascista, cfr. Gian Gastone Gianni, Corriere fiorentino, «La Vita Cinematografica», a. XIII, n.s., 15 luglio 1922, p. 54. Per uno sguardo generale, seppure inevitabilmente datato nonché parziale, rimando a Vittorio Martinelli, Documentari degli anni Venti, «Immagine», n.s., n. 27, estate 1994, pp. 1-12.
38
Anonimo, A Noi! Dalla sagra di Napoli al trionfo di Roma, ivi, p. 48.
39
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, 25 dicembre 1922, p. 89.
40
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 90.
41
«La Vita Cinematografica», a. XIII, n.s., dicembre 1922, p. 108.
42
Gino, Da Genova, «La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 90.
43
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 120.
44
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 118.
45
Da Re, Corriere Trevigiano, «La Vita Cinematografica», a. XIII, n.s., cit., p. 109.
46
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 92.
47
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 95.
48
«La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 95.
49
Gian Piero Brunetta, Il cinema muto italiano. Da “La presa di Roma” a “Sole”. 1905-1929, Laterza, Roma-Bari 2008, p. 353.
50
Bruno Tobia, Il Vittoriano, in Mario Isnenghi (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, Laterza, Roma/Bari 1996, pp. 250-251.
51
Cfr. Istituzioni ed Enti nuovi fondati nel 1920-21, in Rino Mattozzi, Rassegna generale della cinematografia, SCIS, Roma 1921, p. 223.
52
Alessandro Faccioli, Luca Mazzei, Il lungo addio. Gloria – “Apoteosi del Milite Ignoto” e la cinematografia-popolo, in «Fata Morgana», Dossier: Popolo, n. 32, 2017, p. 31. Cfr. Anonimo, Scioglimento della F.A.C.I., in «La Vita Cinematografica», a. XII, nn. 39-40, 30 ottobre 1922, p. 108.
53
Alessandro Miniero, Da Versailles al Milite Ignoto. Rituali e retoriche della Vittoria in Europa (1919-1921), Gangemi Editore, Roma 2008, p. 123.
54
Umberto Paradisi, La più alta e significativa vittoria della “F.A.C.I.”, in «La Vita Cinematografica», a. XII, n. 37-38, 25 novembre 1921, p. 62.
55
Umberto Paradisi, Aurelio Pesce, Giulio Tanfani Moroni, F.A.C.I. U.F.C., in «La Vita Cinematografica», a. XII, n. 37-38, 25 novembre 1921, p. 63.
56
Comitato esecutivo per le onoranze al Soldato ignoto, Comunicato ufficiale per l’Agenzia Stefani, in «La Vita Cinematografica», a. XII, n. 37-38, 25 novembre 1921, pp. 63-64.
57
Umberto Paradisi, La più alta e significativa vittoria della “F.A.C.I.”, in «La Vita Cinematografica», a. XII, n. 37-38, 25 novembre 1921, p. 62.
58
Anonimo, La Visione della Cerimonia in gloria del Soldato Ignoto, «La Rivista Cinematografica», a II, n. 22, 25 novembre 1921, p. 9.
59
Alessandro Faccioli, Luca Mazzei, Il lungo addio. Gloria – “Apoteosi del Milite Ignoto” e la cinematografia-popolo, in «Fata Morgana», Dossier: Popolo, n. 32, 2017, p. 45.
60
Anonimo, Cinematografia benefica, in «La Rivista Cinematografica», a. III, n. 1, 10 gennaio 1922, p. 26.
61
Gino, Da Genova, «La Rivista Cinematografica», a III, nn. 23-24, cit., p. 90.
62
La Stella d’Italia (o Stellone) è tra elementi iconografici più antichi del patrimonio culturale italiano. Spesso è associata alla personificazione dell’Italia sul cui capo turrito splende. La troviamo tra i simboli del Risorgimento, della monarchia sabauda, ma pure campeggiare al centro della bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale. Cfr. Giovanni Lista, La Stella d’Italia, Edizioni Mudima, Milano 2011.
63
Cfr. Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, Il quadrumviro scomodo, Mursia, Milano 1983, pp. 45-49.
64
Rimando all’intervista concessa dal politico nel 1972 a Sergio Zavoli per il programma Rai Nascita di una dittatura, ora in Sergio Zavoli, Nascita di una dittatura, Sei, Torino 1973, pp. 111-112.
65
Cfr. Mimmo Franzinelli, L’insurrezione fascista. Storia e mito della marcia su Roma, Mondadori, Milano 2022, in part. pp. 149-153.
66
La fiumana era il titolo di una prima versione del Quarto stato, il celeberrimo dipinto, realizzato da Giuseppe Pellizza da Volpedo tra il 1898 e il 1901, che diviene fondamento iconologico per generazioni di masse in movimento, ma in questo caso vicina al pensiero socialista.